Essendo solo un cittadino che osserva attraverso il filtro della comunicazione di massa e del web le notizie sulla terribile nuova guerra che si è aperta nel territorio europeo dopo decenni di pace, trovo estremamente difficile esprimere un’analisi così netta (come imperversa nell’opinione pubblica) sulle sue ragioni e dinamiche. Questa è la prima grande guerra che avviene in Europa dopo la fine della seconda guerra mondiale. Considerato che l’informazione di massa è in mano a veri e propri comitati d’affari il cui unico obiettivo è solo quello di disinformare per suggestionare e manipolare masse di individui ormai persi nella demenza e schizofrenia, non posso che diffidare e rimanere scettico rispetto al bombardamento mediatico che dipinge anche la guerra in Ucraina (come se non bastasse il racconto pandemico) attraverso una tifoseria da stadio, pro e contro, buoni e cattivi. Ci troviamo, nostro malgrado, di fronte al tentativo impari ed impossibile di trovare un ordine nel mare del delirio e della violenza che inondano i programmi televisivi. Ci si aspetterebbe da parte della politica e dei media una serie di discorsi diversi da quelli proposti che non fomentino ancora di più lo stato di tensione e di crisi. Anzi, le immagini che le televisioni e la stampa riescono ad offrire sono immagini di terrore e paura, come continuano a fare da ormai due anni, senza proporre un’analisi di quanto sta avvenendo. Il compito del discorso culturale, messo da parte volutamente dal sistema disinformativo, è proprio quello di provare a ragionare sulle cose e non fare caciara e confusione. Molto spesso mi chiedo perché creano il disordine in nome dell’ordine? Guarda caso il pericolo del coronavirus è sparito, ma le leggi restrittive e discriminatorie sono ancora in vigore. I benpensanti possono fare tutti i commenti che vogliono, ma i fatti sono davanti ai nostri occhi. La guerra in Ucraina dimostra ancora una volta l’irresponsabilità della politica a tutti livelli e di come questa determini la sofferenza della gente. Questo è un monito purtroppo millenario che ci si rifiuta ostinatamente di seguire perché si ritiene che restando nel proprio piccolo e supinamente obbedienti, la catastrofe non ci coglierà, senza capire che è semplicemente una questione probabilistica. In casi in cui il mondo venga messo a soqquadro, come sta avvenendo dal 2020, è evidente che il disastro e la catastrofe toccherà chi più e chi meno tutti quanti. Evidentemente coloro che potranno resistere di meno saranno quelli che hanno meno sufficienti strumenti economici e concettuali. È difficile evitare la sensazione che dietro questa ennesima vicenda adesso bellica, vi siano spietati calcoli politici tanto da una parte, quanto dall’altra. Anche in questo caso, così come è stato per la pandemia, la produzione di immagini sia l’elemento fondamentale anziché la produzione di discorsi. Quello che personalmente desta la mia attenzione e preoccupazione è che nel XXI secolo non abbiamo ancora risolto il dramma della follia e distruttività umana. Uomini che uccidono altri uomini. La tragedia di intere famiglie e bambini nei territori colpiti dalla guerra poco interessa alla pubblica opinione e molto, invece, dovrebbe interessarci a prescindere da quale parte pendono le ragioni.

Sono veramente stanco e nauseato di ascoltare e leggere i gazzettieri da strapazzo di Tv e giornali. Sei con Putin o contro Putin? Sei con la Nato o contro la Nato? Avvolgono le notizie sulla guerra di emotività e deliri sensazionalistici e niente più. Ed anche in questo caso il cittadino è ingabbiato mentalmente nei copia e incolla degli slogan televisivi. Mi piacerebbe molto ascoltare dalla politica e dai media la risposta alla seguente domanda: dove inizia la guerra scoppiata il 24 febbraio 2022 tra la Russia e L’Ucraina? Quali radici ha questa situazione? L’indegna stampa italiana ed anche la politica, tendono a porre tutto come una questione che vive unicamente nel momento presente. L’elevazione del momento presente come unico criterio di giudizio di valutazione di analisi del reale. Tu capisci il mondo quando capisci il momento! Invece è l’esatto contrario. Quando ci si concentra solo sul momento, vuol dire che si è lontani dal comprendere. In quanto esseri senzienti, proveniamo sempre da una storia, da un discorso e da molti percorsi. Pertanto, il risultato del presente è sempre una somma di innumerevoli percorsi che hanno portato ad un determinato punto. Chiaramente la disinformazione non vuole informare ed istruire, non vuole far vedere oltre il presente. La disinformazione ha l’obiettivo di distrarre per nascondere i ragionamenti. Il cittadino senza ragionamenti diventa un cittadino stupido. Non è mia intenzione con questo modesto contributo tentare di descrivere le cause che hanno portato allo scoppio della guerra in Ucraina, non ne sarei capace e spero più in là di poter suggerire approfondimenti degni di attenzione e attendibilità.
A questo punto molto meglio che parlino persone di altissimo profilo intellettuale e morale affinché vengano offerte altre ed importanti riflessioni.
Il 30 luglio del 1932 Albert Einstein, in un uno scambio epistolare con Sigmund Freud, si poneva due domande tra loro collegate: “C’è un modo per liberare gli uomini dalla fatalità della guerra?” Ed ancora: “com’è possibile che la minoranza ora menzionata (di persone al potere) riesca ad asservire alle proprie cupidigie la massa del popolo, che da una guerra ha solo da soffrire e perdere? Una risposta ovvia a questa domanda sarebbe che la minoranza di quelli che di volta in volta sono al potere ha in mano prima di tutto la scuola e la stampa, e perlopiù anche le organizzazioni religiose. Ciò le consente di organizzare e sviare delle masse rendendole strumenti della propria politica…com’è possibile che la massa si lasci infiammare con i mezzi suddetti fino al furore e all’olocausto di sé? Una sola risposta si impone: perché l’uomo ha dentro di sé il piacere di odiare e di distruggere. In tempi lontani la sua passione rimane latente, emerge solo in circostanze eccezionali, ma è abbastanza facile attizzarla e portarla alle altezze di una psicosi collettiva.” Nel settembre sempre del 1932 Freud nel rispondere ad Einstein così sentenziava: “non c’è speranza di poter sopprimere le tendenze aggressive degli uomini…l’aggressività umana si può cercare di deviarla al punto che non debba trovare espressione nella guerra…La condizione ideale sarebbe naturalmente una comunità umana che avesse assoggettato la sua vita pulsionale alla dittatura della ragione”.
Vorrei concludere con un paradosso che si sostanzia anche in una provocazione.
La domanda che mi pongo e vorrei porre a tutti quelli che stanno leggendo è la seguente: com’è possibile costruire una società che aspiri al bene e alla fratellanza universale tra i popoli, che ripudi la guerra e promuova la solidarietà e la mediazione come strumenti di risoluzione dei conflitti? Ne discende necessariamente un’altra di domanda. Se il potere della distruttività e del profitto non vuole un mondo di pace e non ha nessuna intenzione di mettersi da parte, è possibile imporre il bene con la forza? Una guerra potrebbe essere un mezzo adatto alla costruzione dell’agognata pace eterna, affinché un forte potere centrale renda impossibili ulteriori guerre?
Lascio a noi cittadini dell’epoca contemporanea, del presente e del futuro, tentare di rispondere.
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