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L’Apologia di Socrate

L’Apologia di Socrate è tra i dialoghi platonici più conosciuti e riveste per la storia del pensiero occidentale un importante significato. Platone, che racconta di Socrate 2500 anni fa, ha costruito le fondamenta etiche del nostro vivere sociale. In particolar modo l’Apologia di Socrate rappresenta un inno al coraggio, alla nobiltà d’animo e alla sapienza, tutte caratteristiche che oggi pericolosamente sono assenti nella coscienza collettiva e cancellate dall’orizzonte culturale, per cui questo dialogo diventa drammaticamente attuale. 

E’ la storia del processo in cui Socrate cerca di difendere se stesso dalle false accuse mosse dai soliti potenti di turno. Costoro lo accusano di corrompere i giovani e di non credere alle divinità che la città di Atene venera e riconosce. Socrate, pur sapendo di andare incontro alla morte, si presenta volontariamente dinanzi al Tribunale del popolo per essere giudicato dalle leggi stesse di Atene. Socrate difende se stesso pregando i giudici di “passar sopra la forma del discorso e di concentrare tutta la vostra attenzione solo sul problema se dico cose giuste o meno”. Lui non vuole convincere i giudici della sua innocenza con la persuasione e la supplica, ma con l’argomentazione e il ragionamento, su quello che è giusto o meno. “Essere abile nel parlare significa dire la verità e dire cose giuste a prescindere della forma del discorso”. Invece oggi a cosa assistiamo nel dibattito pubblico e nei talk show dove si urla e ci si insulta? Si cerca di “rendere più forte il ragionamento più debole” perché è il modo migliore di confondere la mente del cittadino e nascondergli la verità, facendo passare per vero quello che è falso. Quelli che siedono le poltrone del potere vogliono schiacciare con lo stivale del comando ogni viso e voce che a loro non garba, tutti noi insomma, il popolo, perché solo così possono continuare a ingrassare le loro tasche di denaro e dominio.

Questo Socrate lo aveva compreso fin troppo bene e per questo era inviso ai politici e ai potenti dell’epoca e non a caso, durante il processo, lancia questa accusa: “non ti vergogni di rivolgere le nostre cure alla ricchezza, per accumulare il più possibile, e alla fama e al prestigio, anziché curarti e darti pensiero di saggezza e verità e alla perfezione dell’anima?”. Socrate non si è mai definito un maestro ma si paragonava a un tafano che stuzzica continuamente un cavallo. Lui avvicinava dappertutto e per tutto il giorno singolarmente gli individui per persuaderli a diventare buoni e saggi. “Il mio girovagare ha la sola funzione di persuadere, giovani e vecchi, di non curarsi del corpo né delle ricchezze più o altrettanto che della perfezione dell’anima, rammentandovi che non dalle ricchezze viene la virtù, ma dalla virtù le ricchezze e tutto ciò che fa bene all’uomo, sia nella sfera privata che in quella pubblica.” Socrate aveva consacrato la sua vita alla ricerca filosofica, era il suo scopo nella vita che ha portato avanti fino alla fine. Non per altro una delle frasi più famose dell’Apologia è la seguente:

“Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta dall’uomo”.

La vita di Socrate era una missione di vita: “ho trascurato tutti i miei interessi e ormai da tanti anni lascio che vengano trascurati gli affari di casa mia, mentre da sempre mi occupo dei vostri, avvicinandovi singolarmente per indurvi, come un padre o un fratello maggiore, a coltivare la virtù.” La storia ci ha dimostrato, purtroppo, che questi grandi uomini buoni e giusti diventano un pericoloso ostacolo e poi un bersaglio per una società che si pone come primo obiettivo la realizzazione dell’interesse egoistico di pochi a scapito di molti. Socrate è stato il primo martire della libertà di pensiero e della democrazia. Per questo l’Apologia rimane fondamentale e attuale in quest’epoca buia che ci troviamo a vivere oggi, un’epoca in preda all’incertezza, in preda alle condanne e censure e a tutto quello che sta devastando la nostra esistenza e il nostro mondo. Ogni pagina di questo dialogo platonico è di una bellezza e di un’intensità straordinaria e tutti dovrebbero leggerlo almeno una volta nella vita, soprattutto i giovani. 

La cultura in ogni epoca è sempre stata osteggiata e perseguitata dal potere che ha cercato di distruggerla. Il potere ha sempre cercato di distruggere il bene. Questo sembra soprattutto oggi dominare le nostre società, afflitte dal virus del male che secondo Socrate si incarna nella sofistica. La sofistica tende a riconvertire ogni cosa secondo i propri interessi. Cerca di plasmare la realtà secondo quelli che sono i propri bisogni che oggi si traducono in avidità e potere. Infatti, i sofisti saranno i responsabili della morte di Socrate e a seguire di Gesù, di Giordano Bruno, di Falcone, di Borsellino e di tutti gli altri grandi uomini che professano il bene disinteressato. Il sofista è colui che vuole, assetato dalla propria volontà di potenza, annettere tutto al proprio interesse. Il sofista vuole vedere il mondo genuflesso ai suoi piedi e fa sì che si genufletta con la forza e con l’inganno. Socrate ci esorta a coltivare il dialogo e una relazione genuina con il prossimo affinchè “il sommo bene” possa condurci verso il buono, il vero e il bello. La sofistica, invece, è la vera pandemia che affligge il mondo intero secondo cui in nome di una retorica, si può trasformare il mondo a proprio piacimento e convincere i cittadini che quella gabbia mentale creata ad arte per loro, sia la normalità e la vera libertà, dove è possibile far si che  2+2 = 5, dove si smarrisce la capacità di capire che il mondo potrebbe anche essere diverso da quello che è.

Nonostante le difese che Socrate illustra durante il processo dimostrano inconfutabilmente la sua innocenza, viene comunque condannato a morte. Lui ha cercato di spiegarsi, di parlare e confrontarsi con il tiranno, con il lupo. Questo è l’errore che fanno in genere le persone che sono in buona fede, perché il lupo non vuole mai ascoltare, ma soltanto distruggere e mangiare. Socrate rifiuterà la possibilità di scappare accettando una condanna ingiusta e affronterà la morte con estrema dignità. L’assemblea lo condannerà perché ammaestrata dalle parole di quella sofistica che è abilmente capace di lanciare sul proprio gregge. Un po’ quello che fa oggi la televisione dei nostri tempi e le società di pubbliche relazioni. Il discorso di Socrate, che sta alla base di tutto il pensiero occidentale, pone davanti ai nostri occhi una questione fondamentale: il potere deve sempre rendere conto ai cittadini di quelle che sono le scelte che prende, non può fare come vuole perché altrimenti la democrazia diventa una vuota parola, si chiama tirannia. Quanto sono attuali questi testi a distanza di oltre 2500 anni!! La grande cultura ci ha messo e ci mette sempre in guardia. La cultura, purtroppo, cede il passo davanti al male perché quest’ultimo ha i mezzi e la forza, infatti Socrate verrà condannato a bere la cicuta, così come verrà messo a morte Gesù. Questo dimostra anche un’altra triste verità: il popolo se lasciato libero di scegliere, irretito dalla retorica, sceglierà sempre Barabba, sceglierà sempre il tiranno.

Quello che ci deve dare la forza di assumere e respirare ancora speranza davanti a tutto questo, è che il male non ha mai vinto in modo definitivo. Il potere può distruggere, può toglierci le libertà, farci fare la vita degli schiavi (in isolamento fiduciario) e persino delle bestie, ma alla fine non avrà mai l’ultima parola. Il nazismo alla fine ha perso e Hitler ha fatto quella fine ingloriosa che tutti sanno, così come i vari Stalin e Mussolini. Il bene, la conoscenza, il pensiero, la verità, sono stati sempre presi a bastonate, ma non hanno mai perso. La cultura non è mai stata messa definitivamente sotto gioco dal potere, perché è dentro l’essere umano quella scintilla che lo porta ad alzare sempre la testa, per quanto il potere potrà essere violento e folle. Per questo la cultura è l’unica arma che ci rimane, l’unico antidoto che ci rimane oggi per contrastare le orde della barbarie e dell’irrazionalità. La più grande arma che abbiamo contro il potere e tutte le sue perversioni è la forza del pensiero, del ragionamento, del bene, dell’azione nobile, perché come ci ha esortato Socrate nell’Apologia “E’ preferibile subire l’ingiustizia piuttosto che commetterla”. Concluderò questo breve contributo con uno dei passi più belli che la cultura occidentale abbia mai prodotto. Nell’ultimo paragrafo dell’Apologia, Socrate si congeda dai suoi accusatori e da chi lo ha condannato a morte in questo modo: 

Tuttavia ho una supplica da rivolgere loro…quando siano cresciuti vendicatevi sui miei figli, cittadini, dando loro lo stesso fastidio che davo io a voi, se vi sembrerà che si curino della ricchezza o di qualsiasi altra cosa più che della virtù; e se avranno l’aria di essere qualcosa senza essere nulla, rimproverateli – come io facevo con voi – perché non si curano di ciò che dovrebbero, e presumono di essere qualcosa mentre in realtà non valgono nulla. Se così farete avrò avuto da voi – io con i miei figli – quel che è giusto. Ma è ormai tempo di andar via, io per morire, voi per continuare a vivere: chi di noi vada verso una sorte migliore, è oscuro a tutti tranne che al dio. 

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