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Nell’attuale contesto storico e sociale segnato da divisioni ideologiche e sociali, la protesta novax ha rappresentato un fenomeno complesso, i cui effetti si estendono ben oltre la semplice opposizione agli obblighi sanitari. Essa ha messo in luce una realtà inquietante: una frammentazione del pensiero critico e una involuzione sociale che ha annullato l’opportunità di costruire un discorso collettivo e inclusivo intorno alla salute pubblica e alla scienza.

È bene specificare che ogni etichettatura che riduce il discorso a mera tifoseria da stadio e produce discriminazione è da condannare. L’etichetta ‘novax’, creata ad arte dal sistema mass mediatico, limita la possibilità di un dialogo costruttivo, poiché riduce una questione complessa a un semplice stereotipo. Tuttavia, è importante riconoscere che lo stesso movimento spontaneo di contestazione che si è venuto a creare ha alimentato, in parte, questa semplificazione, prestando il fianco a facili, appunto, etichettature.

La protesta novax si è sviluppata in un contesto in cui la sfiducia nei confronti delle istituzioni ha raggiunto livelli critici. La precedente stagione del grillismo con il suo vaffaday ha caratterizzato e caratterizza ancor oggi la nostra società. Il grillismo ha raccolto una crescente sfiducia nelle istituzioni, accompagnandola verso una critica che spesso è risultata superficiale e priva di costrutto. Il movimento del comico genovese (già…un comico!) che doveva aprire come una scatoletta di tonno il Parlamento, ma che poi si è pappata tutto il tonno, ha realizzato una forma di contestazione priva di un autentico dibattito sulle problematiche istituzionali, tendente a rifugiarsi in slogan facili e in un atteggiamento di rifiuto, senza offrire soluzioni concrete o alternative plausibili. Questo atteggiamento dilettantistico di approccio alle questioni politiche e sociali è stato ereditato integralmente, poi, dai movimenti novax. Anziché focalizzarsi su una rinegoziazione della relazione tra cittadini e istituzioni sanitarie, sul cambiamento dei rapporti di forza politici, questi movimenti hanno alimentato una narrativa di paura e disinformazione. Si è strutturata una pericolosa polarizzazione: da un lato, le voci delle istituzioni sanitarie e degli scienziati, dall’altro, il refrain di chi rifiuta qualsiasi tipo di autorità, abbracciando anche teorie strampalate, dall’idea della Terra piatta alle scie chimiche, ad uno sfrenato e irrazionale antiamericanismo, al ritorno dell’atisemitismo in salsa antisionistica.

Questa involuzione è analoga a quella descritta da Pier Paolo Pasolini, il quale, nelle sue ultime opere, ha messo in guardia contro il conformismo culturale e l’assenza di un pensiero critico. Pasolini era un osservatore acuto delle dinamiche sociali e culturali, e sapeva bene che l’assenza di un pensiero critico poteva portare a una sorta di desolazione spirituale. La protesta novax si è spesso protratta su un terreno che potrebbe sembrare liberatorio, ma in realtà ha finito per annullare quella ricchezza di idee e di pensiero critico che Pasolini tanto auspicava: una narrazione che riduce la complessità della società a un semplice bianco e nero.

Questo scenario ha, paradossalmente, giovato al sistema di potere esistente. La frammentazione del movimento novax, la presenza di teorie deliranti, l’inconsistenza intellettuale ha spostato l’attenzione dalle reali problematiche sociali, come l’accesso a cure sanitarie adeguate e l’ineguaglianza economica, per esempio, a un dibattito sterile e polarizzato. I movimenti novax hanno favorito la delegittimazione del pensiero critico, spingendo l’individuo verso una regressiva ossessione per le proprie convinzioni prive di struttura razionale.

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