Le sentenze che rigettano la pandemenza
“Eppur si muove” Galileo Galilei
Ritengo utile proporre, in sintesi, alcune delle sentenze più importanti e degne di nota che si sono occupate dell’emergenza sanitaria all’interno delle quali possiamo trovare, cosa non scontata nel momento storico vigente, l’utilizzo della ragione, della logica, del buon senso e del “giusto diritto”, anziché la nuova religione scientista. Non importa se sono una minoranza. Non è il criterio della maggioranza che rende vere le cose e i fatti. Anzi, molte volte è il contrario come nella scelta fatta dalla maggioranza tra Barabba e Gesù. Il sole non gira intorno alla Terra perché lo afferma una maggioranza o l’autorità.
Ci tengo a precisare, inoltre, che nessuna di queste sentenze può determinare la illegittimità di una norma in quanto sono rivolte a risolvere la fattispecie concreta, oggetto della materia del contendere. Sicuramente possono essere dei precedenti giurisprudenziali tali per cui altri magistrati possono riproporre gli stessi principi nelle loro decisioni, ma, nello stesso tempo, non vincolano in nessuna maniera l’orientamento della magistratura in generale. Solo il giudizio di legittimità della Corte costituzionale può rendere nulla una norma giuridica ab origine.
Altresì, vorrei anche premettere che, pur essendo importante l’elaborazione giuridica e adire le giurisdizioni italiane al fine di condurre il buon senso dentro le stanze dei tribunali e delle “teste togate”, l’avvento di un regime totalitario, come quello oggi imperante, non può essere certamente sconfitto e ribaltato unicamente con le azioni legali perché la legge (la legalità), in questo momento, utilizza proprio la sua forza per imporre la follia e l’arbitrio. La storia ci insegna che durante una tirannide la legge è la prima a cadere dentro il vortice della volontà di potenza. La legalità senza la giustizia e la verità è un pericoloso strumento di dominio. Una legge è tale quando è giusta, diversamente è solo sopraffazione. “Il legalismo esasperato limita l’uomo ad occuparsi solo di quello che è legale per cui si pretenderà quello che gli spetta dal diritto, ma non si autolimiterà per comportarsi secondo la giustizia etica.” sentenziava Alexander Solzhenitsyn.
Mentre Nicolàs Gòmez Dàvila in De iure scriveva: “Il diritto nasce dove un uomo incontra un altro uomo, il giuridico si dà nell’atto del soggetto che riconosce un altro soggetto. Lo riconosce come tale soltanto quando non si limita a pensarlo o ad agire su di lui, bensì quando agisce con lui, in modo solidale. La positività della legge sembra non bastare. Pare che la norma legale che regge gli atti debba a sua volta essere retta da una norma giusta. Un rigido legalismo non è sufficiente per garantire una norma giusta.”
L’antidoto al veleno della forza, della suggestione e dell’irrazionalità è la logica e la ragione, fortunatamente presente nelle sentenze di seguito modestamente proposte.
Considero importante portare all’attenzione pubblica i principi fissati da queste sentenze per dimostrare che in Italia ci sono ancora uomini delle istituzioni e servitori della Repubblica degni di essere chiamati tali. Una classe politica onesta e seria, dovrebbe perlomeno fermarsi a riflettere di fronte alle argomentazioni offerte da questi magistrati. L’umanità determina sempre una valutazione morale delle azioni che si possono compiere. Invece questi politicanti non sono più umani, hanno varcato ormai quella linea sottile che separa il bene dal male. Sono ormai caduti rovinosamente dentro gli abissi della pazzia. Con questi politici, con questi piccoli uomini, dopo quello che hanno fatto e continuano a fare non può esserci conciliazione e comprensione.
“Ma di fronte al nostro paese e ai nostri figli abbiamo il dovere di trovarli tutti! Processare non tanto loro quanto i loro delitti. […] Dobbiamo condannare pubblicamente l’idea stessa di repressione compiuta da singoli individui sui loro simili!” (Alexander Solzhenitsyn in Arcipelago Gulag, pag. 135).