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Il contributo qui offerto non sarà un articolo in cui si raccolgono statistiche, dati numerici, grafici o documenti scientifici riguardanti il Coronavirus, ma un modestissimo e breve tentativo di ragionamento per provare a porsi qualche domanda sulla vicenda politica attuale che ha utilizzato il SARS-CoV-2 come pretesto per sopprimere libertà costituzionali fondamentali, aumentare significativamente l’autoritarismo e la censura, provocare gravi divisioni all’interno della società civile e contribuire all’incremento delle ricchezze già enormemente vaste di pochi a svantaggio di molti.

Mentre si svolge una campagna vaccinale carica di tensione e di sconfinata confusione, la propaganda mediatica costruisce un attacco senza precedenti alla libertà di pensiero e di parola, dipingendo il cittadino che legittimamente nutre dei dubbi e pone delle riflessioni rispetto alla vaccinazione di massa, come un incosciente, un violento, un nemico del popolo e come tale da combattere. Per provare a capire di quali nefandezze i gazzettieri di oggi si stiano macchiando le coscienze, basterebbe semplicemente leggere i giornali più “venduti” e accendere la televisione per immediatamente scorgere tafferugli di parole che continuamente mistificano la realtà. Quello di criminalizzare il dissenso, di costruire mediaticamente un mostro, un capro espiatorio che diventi strumento di intimidazione è un vizio che la stampa non riesce a togliersi di dosso in quanto sistemico. I mezzi di informazione di massa sono abituati da tempo a costruire la realtà a misura delle voglie del potere. Sono questioni vecchie e antiche che pensavamo fossero state archiviate negli scantinati della storia e, invece, riaffiorano prepotentemente e tragicamente. Non sarebbe ora che la società affrontasse il tema della manipolazione della realtà della stampa e suoi intrecci col potere politico?

In una società, che dicasi democratica, qualsiasi cittadino ha il diritto di esprimere il proprio pensiero in merito a qualunque tematica che interessa la comunità in cui egli vive. La dignità di ogni essere umano parte dalla garanzia giuridica e morale di esprimere se stessi e la propria autenticità. Il contrario declinerebbe la democrazia ad un totalitarismo. Ebbene, oggi nel XXI secolo, all’individuo che non vuole inocularsi il farmaco sperimentale è negato essere un cittadino come gli altri per cui il suo sentire, i suoi dubbi, le sue parole e argomentazioni sono accatastate e dimenticate dalle istituzioni come tante carte in pila su di una scrivania polverosa. Costui è oggi maltrattato e abbandonato da uno Stato che invece dovrebbe tutelare qualsiasi voce e minoranza. E’ privo di tutele legali. E’ solo nel buio del turbamento e della paura, circondato da odio e arroganza, derubato dei suoi diritti e del suo linguaggio, ingannato nella fiducia, disprezzato, umiliato, irriso nel suo sconcerto, senza orientamento, senza riferimenti politici, esposto spietatamente al potere degli ignoranti.

Eppure i fatti sono lì davanti a tutti. Le evidenze scientifiche ci dicono che i vaccinati possono contagiare così come possono contrarre l’infezione. Le evidenze ci dicono che l’infezione da Coronavirus è pericolosa se non viene curata per tempo e che potrebbe colpire in modo fatale soprattutto soggetti anziani con gravi patologie pregresse. Il coronavirus è curabile e la vaccinazione non è l’unica strada che può essere perseguita. Perché allora puntare il dito contro il cittadino che non si vaccina? Perché volerlo escludere dalla vita sociale, dal posto di lavoro, censurarlo nella parola e nella sua dignità? Intere famiglie e pezzi di società in questo preciso istante si stanno scontrando e dividendo: è diventato un campo di battaglia, una guerra tra poveri, un enorme stadio con tifoserie contrapposte. Poi, però, nello stesso tempo, lo Stato accetta che milioni di cittadini pesino sul sistema sanitario nazionale a causa di uno stile di vita che ammala l’organismo come il fumo, il sovrappeso, l’alcolismo ecc. E’ tanto paradossale quanto drammatico. Ma come è stato possibile arrivare a tutto questo? A cosa stiamo realmente assistendo? Come è possibile che il cittadino dell’epoca della conoscenza non si accorga delle contraddizioni logiche della comunicazione mediatica accettando tutto quello che viene proposto dalla televisione e dai quotidiani?

Il problema della COVID è ben più di un problema sanitario e tocca le radici profonde di una specifica interpretazione del vivere sociale. La maggioranza delle persone era già pronta ad accettare passivamente il racconto mediatico e questo aspetto deve interrogarci e inquietarci profondamente. Il Coronavirus è stato il pretesto per uno stravolgimento politico senza eguali. Abbiamo appreso che l’uso della paura e dell’illusione sono, ancora una volta, gli strumenti di governo e di appropriazione del potere più efficaci per il raggiungimento di fini disonorevoli. La banalità e la paura sono sempre facilmente condivisibili. Si assiste allibiti allo spaventoso quanto allucinatorio trionfo della comunicazione mediatica su qualunque ragionamento, facendo violenza alla realtà in nome di un concetto di scienza dogmatico e fuorviante di cui i gazzettieri vengono presentati come custodi ed un gruppetto di cattedratici televisivi quali detentori. L’orrore e lo sguardo sulla modernità è anche uno sguardo nell’abisso di una socialità in cui l’individuo viene soggiogato da un apparato che si nutre della sua libertà. Quando Jean-Jeacques Rousseau iniziava con la celebre frase nel Il Contratto Sociale: “L’uomo è nato libero e dappertutto è in catene”, la sua critica era indirizzata allo sfruttamento dell’aristocrazia sul popolo attraverso lo Stato con a capo il sovrano. Da Rousseau al mondo contemporaneo è una linea continua di depravazione dell’autonomia dell’individuo a favore del potere. Quando un qualsiasi individuo si rifiuta, con ostinazione, di guardare direttamente ai fatti del mondo che lo circonda e alla loro concatenazione logica, la risposta è possibile ricercarla nella psicologia. Sigmund Freud nel suo famoso testo Psicologia delle masse e analisi dell’Io scriveva: “Le masse non hanno mai provato la sete della verità. Chiedono solo illusioni, delle quali non possono fare a meno. Danno sempre la preferenza al surreale rispetto al reale”. Così anche Ortega y Gasset nel L’uomo-massa sosteneva che l’individuo ridotto a ingranaggio di una massa ritiene sia “pensiero” il ripetere messaggi che gli provengono dall’autorità.

Ed ancora, rimando sulla stessa argomentazione, Aldous Huxley nel testo Ritorno al Nuovo Mondo scriveva “La natura della coercizione psicologica è tale che chi agisce sotto costrizione rimane con l’impressione di agire di propria iniziativa. La vittima della manipolazione mentale non è cosciente di essere una vittima. Per lui le pareti della sua prigione sono invisibili, e si crede libero”.

Sulla manipolazione psicologica attraverso il controllo sociale sono stati scritti interi trattati e pubblicati autorevolissimi studi, ma non è questa la sede per approfondire in maniera compiuta tale tematica. Questi brevi e modesti cenni, però, devono suggerirci che non è più possibile reagire a tutto questo affidandoci solamente a consigli legali e ai possibili ricorsi giudiziari contro provvedimenti normativi ingiusti, in quanto il diritto si è anch’esso piegato miseramente alle logiche della follia e all’ideologia del nuovo culto del Covid.

Vorrei, però, sgombrare il campo da alcuni equivoci. Non si vuole affatto sostenere che le iniziative giudiziarie non servano a nulla e che non vadano fatte. Semmai, si tratterebbe di studiarle e selezionarle con attenzione e intelligenza, evitando quelle che sono in partenza condannate al fallimento o che diventano addirittura controproducenti. (PIAZZE E TRIBUNALI: LA LOTTA CON ARMI ARRUGGINITE di Angelo Imbriani – https://angelomicheleimbriani.com/?p=509)

E’ necessario considerare che in questo momento la legalità si è pericolosamente allontanata dalla giustizia per cui la legge segue il volere del potere, anziché quello del bene e della verità. I regimi totalitari hanno sempre utilizzato la legalità e la legge per soggiogare interi popoli e commettere le più atroci nefandezze. Trasimaco (non a caso era un sofista) nella Repubblica di Platone sosteneva che “la giustizia è l’utile del più forte”. Come non dargli torto osservando i tempi odierni! Stiamo assistendo alla contorsione della logica anche da parte del diritto in favore di un racconto sociale che antepone l’apparenza alla realtà. Preoccupante e sintomatico di questo discorso è leggere in alcune sentenze che “E’ fatto notorio che la vaccinazione per cui è causa costituisce strumento idoneo ad evitare l’evoluzione della malattia”. Ma è veramente così? Quali sono i fatti e le specificazioni scientifiche a supporto di tale asserzione? Nulla viene riferito, così come nulla argomentava l’inquisizione contro Galileo Galilei. Vorrei tanto dire a una certa magistratura che queste non sono argomentazioni a sostegno di una tesi giuridica, ma solo prese di posizioni ideologiche e religiose. Non ha alcun significato logico “è notorio” se nulla viene argomentato in premessa in termini di evidenze scientifiche? Vorrei dire a questa magistratura che gli enunciati giuridici, di cui si sostanzia il discorso del diritto, non possono non avere una struttura logica. Se il legislatore, poi la magistratura, poi il gazzettiere non argomentano sui presupposti per i quali è corretto e legittimo giustificare misure restrittive che limitano di fatto libertà costituzionali ponendoli come già acquisiti, cosa rimane al cittadino da fare? La prima e più importante cosa è smettere di sbagliare. E’ smettere di affidarsi a false e facili illusioni (certi ricorsi collettivi e petizioni, finti partiti solo in apparenza rivoluzionari, urlatori del web e televisivi, ecc.), cominciando a leggere la realtà in modo consapevole. Davanti alla follia, all’irrazionalità, al non ragionamento si deve sempre rispondere con la logica e con l’argomentazione. Tutte le volte che veniamo investiti da messaggi che ci trasportano e fanno appello alla nostra emotività è bene fermarsi e chiederci quali contenuti propongono realmente. Ricordiamoci sempre che il potere è molto bravo a raccogliere il dissenso (anche a costruirlo) per poi riportarlo dentro il recinto della stessa narrazione al fine di neutralizzarlo. Una corretta interpretazione della realtà e la comprensione di quello che sta veramente succedendo, determinerà inevitabilmente la possibilità di agire in modo concreto e funzionale per un reale cambiamento. La vera sfida, appunto, sarà quella di proporre un’alternativa a quella finta libertà che ci ha condotto dove in questo momento siamo.

Nell’infame testo del 1928 Propaganda Edward Bernays scriveva “Siamo governati, le nostre menti sono plasmate, i nostri gusti formati, le nostre idee suggerite, in gran parte da uomini di cui non abbiamo mai sentito parlare”.

Rimaniamo vigili e determinati nelle scelte realizzando comunità organizzate sui territori. C’è sempre del buono dentro di noi e di conseguenza nel mondo e vale la pena lottare per esso.

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