Questo contributo presenterà dei brevi accenni e rimandi al libro di Sergio Caldarella “La società del contrario, Uno scritto sulla cultura di massa e i suoi intellettuali”, Zambon Editore, anno 2004, con un caldo invito alla sua lettura.
Questo libro fa parte dei buoni libri da leggere e ricordare, che consentono a tutti noi di ricevere in prestito pensieri e ragionamenti autentici. Il fine di Sergio Caldarella è quello di aiutarci ad uscire fuori dalle sabbie mobili della banalità e della follia materialistica. E’ incoraggiante e bello incontrare intellettuali come Sergio Caldarella, perché profumano di vero! Sono quelle brave e belle persone che cercano di donarci contenuti etici e di prendersi cura dell’umanità per migliorarla. Abbiamo estremo bisogno di queste personalità, di queste lanterne che possono rischiarare la nostra vita. Il suo libro spalanca le finestre facendo entrare il vento fresco della conoscenza e consente di osservare, con uno sguardo disincantato, oltre l’orizzonte del presente. E’ una denuncia feroce e intelligente contro gli pseudo-intellettuali della nostra epoca, della società del contrario. Questi intellettuali della ciarla, si ergono a depositari di conoscenza solo perché possono vantare titoli accademici (timbri di gomma) in quanto vincitori di concorso pubblico. E’ significativo, al riguardo, che D’Annunzio, Croce o Quasimodo non abbiano mai conseguito un diploma di laurea, così come Hume non riuscì ad introdursi nel sistema accademico e grandi filosofi come Schopenahuer si sono ferocemente scagliati contro il sistema universitario e Karl Marx scriveva il suo Capitale isolato tra i banchi della British Library. Gli pseudo-intellettuali che occupano i programmi televisivi sono dotati “di capacità argomentative, riescono quasi a spremere olio dalle pietre, costruendo strampalati castelli di parole a difesa delle loro posizioni conniventi, e credono così di aver dato prova della loro moralità”. Pertanto, Caldarella pone l’accento sull’estremo bisogno della nostra società di affidarsi alla vera cultura e scartare quella falsa, trasformata, ormai, in una visione burocratica del sapere, utile solo per riempire vasi vuoti e per cercare lavoro. Una falsa cultura che esalta unicamente “il sistema dei bisogni – pane, ordine, potere, legge – che fa gli uomini mansueti…I grandi inquisitori, gli attuali manipolatori ideologici e falsari morali abusano di scienza e conoscenza pur di dominare gli altri esseri umani”. Mentre, come ammonisce Caldarella, la cultura non è fatta per riempire vasi vuoti, quanto per accendere un fuoco, quello interiore. Questa industria culturale, invece, ritiene gli individui non in grado di gestire la verità e, pertanto, cerca con ogni mezzo e strumento, di accrescere il grado di immaturità della società. Invece, “uno dei più profondi significati della conoscenza ha proprio a che fare con la sua forza liberatrice dalle catene dell’ignoranza e dell’apparenza…”.
Gli essere umani che abitano le società occidentali sentono forte (senza saperlo) il bisogno (indotto) di conformismo e omologazione e “La tendenza al conformismo ed al quieto vivere reca in sé i segni di una nuova, sottile, tirannide: quella degli omologati, dei many happy, coloro che, per sentirsi gente migliore, hanno bisogno di vedere tutto concorde ad un pregiudizio di conformità e vivere nella menzogna di un mondo a loro immagine.” La cultura, invece, rende autonomo l’individuo dalla “psicopatologia della società contemporanea “(Fromm) o del declino dell’evidenza logica come tale (Adorno). Il denaro è diventato la misura di tutte le cose e il modello umano, cui questa società si ispira, è quello del ricco, del vincente, dell’uomo di successo, del principio di volontà e forza. “Si finisce per costruire la presunta felicità dei pochi sull’infelicità dei molti”. Mentre, l’autentica cultura sta sempre dalla parte dei deboli e questa è sempre stata una prerogativa delle anime nobili. “Socrate, com’è noto, era un fiero avversario dei Sofisti poiché, tra le altre cose, la loro dottrina insegnava che il criterio di scelta delle nostre azioni è l’utile”. Se il nostro agire si fonda sul raggiungimento di risultati utili solo per noi, è facile, perché vantaggioso, commettere ingiustizie. Sergio Caldarella ci invita a riflettere sul concetto di persona morale definendolo “colui per il quale il bene viene prima del suo interesse personale, colui che non è disposto, in nessun caso, a commettere deliberatamente il male”. Il sapere, quello vero, imprime nella vita i fini etici, al contrario della falsa cultura moderna. Il sostegno di una visione culturale del mondo svela i veri valori umani quali la cooperazione, solidarietà, fratellanza.
L’avvertimento contro il declino del sapere lo ritroviamo nei libri dei grandi pensatori, un avvertimento che però non è stato colto, anzi celato agli occhi e alle orecchie della massa. Ma la luce del sapere è sempre presente in ognuno di noi. “Con Platone, il sapere è una luce emessa dall’anima e non si è mai vista luce, seppur minuscola, che non illumini”. Con la cultura si acquisiscono quegli strumenti conoscitivi e intuitivi attraverso cui è possibile “indignarsi e convincere gli altri e contribuire così a cambiare le scelte dei potenti, a limitare la loro potenza.” L’intellettuale moderno ha abdicato al suo ruolo, quello di indicare una strada, mostrare l’incongruità e la falsità di certe vie chiudendosi in un omertoso silenzio di “autocensura, conformismo, desiderio di quieto vivere e di non avere grane”. Addentrarsi nel mondo della cultura significa fare conoscenza con i libri e con la lettura. Significa “esser pronti al dialogo con altre intelligenze e pensieri, accogliere in se stessi mondi lontani di cui nulla sapevamo e questo rende capaci di generare visioni, mondi di pensieri e fantasie dalle tante luci”. Abbiamo bisogno di parole autentiche e accudenti che accarezzino il viso di ognuno, così che ci si possa sentire riconosciuti per quello che si è: unicità nella molteplicità; “la speranza è invece che dalle parole dei libri fuoriescano melodie capaci di carezzare l’anima di coloro che sono ancora in ascolto”. Il libro di Caldarella proietta il lettore in un altro mondo fatto di immaginazione, ma nello stesso tempo di concretezza, perché saper pensare significa anche saper interpretare la realtà e, di conseguenza, costruire sani comportamenti. Egli ci dice che il mondo è di per sé bello e potrebbe essere abitato felicemente dagli uomini. Tuttavia è offeso perché i più forti (quelli che detengono il potere) sopraffanno i più deboli. E’ un invito a pensare ad un mondo migliore e più bello, a stare insieme e costruire comunità sane. “Bisogna appoggiarsi gli uni gli altri, far sì che i pensieri, le idee, le parole belle e buone passino di bocca in bocca, di testa in testa, fino ad infuocare il cielo con le luci di un’alba di conoscenza e vita”.
Poi penso ad oggi, al nostro tetro presente e alle vicende assurde che l’apparato della disinformazione costruisce oltre misura, a quei volti mascherati, alle solitudini dei bambini.
Cosa fare quando l’intero mondo perde il senno?
Tutti i giorni mi fermo, alzo gli occhi al cielo, prendo un bel respiro per poi ritornare a me.
In questo mondo, proprio adesso, ragionare, imparare e conoscere significa percorre un rischio, quello di “pensare a qualcosa di nobile in cui fallire”.