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In un’epoca di informazioni sovrabbondanti e percezioni distorte, la capacità di discernere l’evidenza logica sembra offuscarsi. Questa “cecità cognitiva” si manifesta in modo lampante quando tentiamo di interpretare scenari complessi come il conflitto in Medio Oriente, portandoci a ignorare ciò che è oggettivamente manifesto.

Come Theodor W. Adorno acutamente osservava in Minima Moralia, “La perdita dell’evidenza logica come tale è il sintomo più allarmante della decadenza della ragione.”[*1] In un mondo dove la ragione stessa vacilla, la comprensione di eventi cruciali si deforma, e ciò che dovrebbe essere palesemente chiaro viene oscurato da narrazioni alternative e interpretazioni fuorvianti.

Applicando questa lente critica al conflitto attuale arabo-israeliano, emerge una verità che, pur lampante, viene spesso oscurata. Tutto inizia con l’attacco del 7 ottobre 2023, nel quale Hamas ha trucidato civili inermi e senza una ragione legittima, ma solo con l’intento di massacrare il popolo ebraico. La sequenza degli eventi, la natura degli attacchi e gli obiettivi dichiarati delineano in modo inequivocabile i ruoli di aggredito e aggressore. È una distinzione che la logica più elementare ci impone di riconoscere: Israele è l’aggredito, e Hamas è l’aggressore.

L’idea che Israele abbia una motivazione per commettere un genocidio o per uccidere deliberatamente civili è in palese contrasto con la realtà dei fatti e con la logica stessa. Al contrario, le azioni e la retorica di Hamas indicano chiaramente una volontà di colpire e uccidere civili inermi di proposito, come dimostrato in modo tragico e documentato. Non è neanche evidente, per molti, che in questi giorni Israele è l’unico attore a intervenire in difesa dei drusi in Siria contro la ferocia islamica, un altro fatto che si preferisce ignorare.

George Orwell, con la sua ineguagliabile lucidità, ci ammoniva: “Il linguaggio politico è disegnato per far sembrare le bugie vere e l’omicidio rispettabile, e per dare l’apparenza di solidità al puro vento.”[*2] Ignorare la chiara distinzione tra un atto di difesa e un atto di aggressione premeditata significa cadere in quella manipolazione linguistica che distorce la percezione della realtà. È imperativo recuperare la capacità di vedere l’ovvio, di riconoscere la verità senza filtri ideologici o preconcetti. Solo così potremo sperare di uscire dalla nebbia di questa cecità cognitiva che ci impedisce di affrontare la verità.

Ma attenzione, perché qui arriviamo al punto cruciale: quello che accade in medio-oriente è una guerra. Una guerra vera e propria, scatenata, ripetiamo, da un atto di aggressione brutale e premeditato. E allora, cosa si pretende da Israele? Che la combatta con rose e fiori, magari con inviti a cena e dibattiti filosofici? O forse, in un mondo reale dove la sicurezza dei propri cittadini è la priorità, si aspetta che risponda all’aggressione con la determinazione necessaria, per difendersi e per eliminare la minaccia? È tempo di smetterla con l’ipocrisia e di guardare in faccia la cruda verità: la guerra è sporca, è terribile, e non si vince con i guanti di velluto.


[*1]: Theodor W. Adorno, Minima Moralia: Meditazioni della vita offesa.

[*2]: George Orwell, Nel ventre della balena e altri saggi.

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